Nightguide intervista Beercock

Nightguide intervista Beercock


See you around the bend di Beercock è uscito a metà dello scorso Luglio, ed è il primo singolo che anticipa l'uscita del nuovo album. Con una ricerca artistica e sonora completamente nuova rispetto all'esordio discografico del 2017, l'artista anglo-italiano punta all'utilizzo esclusivo dei suoi due strumenti principali: il corpo e la voce. Il brano rivela fin da subito le sue influenze soul e gospel con un muro di voci e cori che esplodono in seguito in beat a bassi potentissimi, ottenuti processando i suoni di voce e corpo di Beercock. Con il concept “voce, corpo e rito”, Beercock ha indagato i confini di corpo e voce in quanto strumenti, ponendoli al centro della sua nuova ricerca sonora.





Prima domanda: ho letto che Around the bend è un brano per “corpo e voce”, e ascoltandolo ha senso: quel tipo di musica non si suona con gli strumenti e non si canta con le corde vocali, ma con tutto il corpo. Poi mi è venuta anche in mente la messa gospel di Blues Brothers, ma lasciamo perdere. Comunque: cosa significa per te suonare con corpo e voce? E hai usato and il bodydrumming per realizzare questo pezzo?
Significa suonare con gli strumenti che mi appartengono, senza filtri. Sì, ho usato un filo di body-percussion, ma questo brano in particolare è stato registrato pressoché tutto a voce.


Usciamo un attimo dal tema: sei un musicista anglo-italiano: in quel mondo di riconosci di più, per quanto riguarda la musica? In Inghilterra la scena musicale e il modo di trattare gli artisti è diverso da quello italiano, quale parte di mondo ti appartiene di più?
Credo che non mi appartenga altra parte di mondo se non quella in cui mi esibisco sul momento. La scena musicale inglese ha moltissima offerta in campo di musicisti professionisti, ma quella italiana pare averne altrettanta ma meno settoriale, più libera . Il modo in cui vengono trattati gli artisti è il modo in cui vengono trattati i lavoratori. E in Italia i lavoratori sono costretti a sbracciarsi molto, a inventarselo il lavoro. Ma non mi lamento: può essere tanto frustrante quanto stimolante.


So che una delle tue influenze è stato Kayne West, quindi devo chiedertelo per forza: cosa ne pensi della sua candidatura alle presidenziali americane?
La politica è una cosa su cui non si scherza. Può costare la vita delle persone. Non è riempire uno stadio.


Torniamo in tema: in autunno uscirà il tuo nuovo disco, che apre questo tuo nuovo modo di lavorare basato sulla sperimentazione della voce e di tutto ciò che può fare il corpo da un punto di vista sonoro: puoi raccontarci qualcosa in più sul tuo nuovo album o è ancora tutto top secret?
Il prossimo album, in lavorazione al momento a Palermo, è incentrato sull'idea di una nuova umanità: consapevole, esigente, per cui bisogna lottare. Senza esclusioni, senza confini, senza sfruttamento. Questo nuovo messaggio lo stiamo immaginando (stiamo: io e Fabio Rizzo, produttore per 800A Records) suonato con solo due strumenti: il corpo e la voce. Infatti il concept del nuovo progetto è proprio: “Voce. Corpo. Rito”. E appunto su questo concept si basa anche la performance musicale per teatro che sto scrivendo e che porterò in tour.


Domanda a cui non sfugge nessuno: dove vorresti suonare, appena potrai farlo senza restrizioni di sorta?
In uno spazio pubblico in mezzo alla città. Senza ombra di dubbio.


So che sei, oltre a cantante e musicista, anche un attore di teatro: quanto ti ha influenzato la fisicità del lavoro teatrale nella decisione di usare anche il tuo corpo come strumento?
Non distinguo il musicista dall'attore, nel mio approccio: il canto e il dire passano dallo stesso corpo, lo muovono nella stessa maniera in me.

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